In ricordo di don Elio Tomanin

Don Elio Tomanin, nato a Menà di Castagnaro il 16 gennaio 1938, della parrocchia di Castagnaro, ordinato presbitero il 29 giugno 1963. Fu Vicario parrocchiale di Isola Rizza dal 1963 al 1968 e a Nogara dal 1968 al 1973. In vista dell’apertura della missione in Kenya, fu mandato in Inghilterra per lo studio della lingua dal 1973 al 1975. Fu quindi inviato come Missionario Fidei Donum in Kenya, nella Diocesi di Machakos, nel 1975, dove vi rimase fino al 1986. Rientrato in Diocesi, fu nominato Parroco di Albisano nel 1987 e anche poi di Marciaga, fino al 1996, quando fu trasferito come Parroco di Salizzole dove vi rimase per 17 anni. Nel 2013, al compimento dei 75 anni, fu accolta la sua rinuncia e nominato Collaboratore nella Parrocchia di Bovolone, dove ha continuato a svolgere il ministero di sacerdote. E’ deceduto il giorno 8 ottobre, memoria liturgica di san Giovanni Calabria.

Queste le tappe della sua vita. 57 anni di sacerdozio, vissuti con un cuore grande e semplice, ricco di fede e di speranza, con la carità pastorale di annunciare a tutti Gesù, con l’amore e la vicinanza per le persone che ha incontrato, con il sorriso sulle labbra, una grande umanità e la gioia di essere prete.
Terminato il suo ministero a Salizzole, don Elio ha accolto di buon grado la nostra richiesta di venire a Bovolone, per vivere in una comunità di preti e rendersi ancora disponibile ad una azione pastorale, meno responsabile, ma sempre attiva e partecipe di ogni evento.
Sentiva forte la comunione e la fraternità sacerdotale, sempre animatore e partecipe agli incontri della sua classe di ordinazione, membro dell’unione apostolica del clero, non mancava mai agli incontri del clero, ai ritiri e alle congreghe in cui era quasi sempre lui che rompeva il ghiaccio per esporre il suo pensiero e gli piaceva parlare e chiacchierare.
Anche nella vita fraterna di canonica, era una presenza vivace, allegra, disponibile al servizio, senza pretese, desideroso di conversare con noi preti e con attenzione di dialogo premuroso e rispettosa confidenza con le signore che aiutano i sacerdoti in canonica e in occasione di feste o compleanni portava una bottiglia di recioto e voleva tutti partecipi di un brindisi, per esprimere il senso fraterno che supera distinzioni e responsabilità creando così una simpatica comunione con quanti vivono insieme. E quando a tavola c’erano discussioni teologiche o pastorali, mostrava la sua cultura dicendo la sua opinione con determinazione e se doveva dire qualcosa che non gli andava lo diceva senza giri di parole con schiettezza. Quei pochi momenti in cui non c’era, si sentiva la mancanza della sua persona, perché capace di creare presenza.
Prete missionario. Andava fiero del suo essere stato in missione per 11 anni in Kenia. Il suo studio era pieno di ricordi africani. Ed ha continuato questo stile missionario, vivendo l’essere “prete in entrata” perché accoglieva le persone con simpatia, quando andavo a trovarlo a Salizzole era sempre accogliente e preparava il gingerino, e l’essere “prete in uscita” non fermandosi mai e sempre volendo essere sulla breccia per incontrare persone. Quando poi sono arrivati a Bovolone dei preti dello Sri Lanka, ha sentito forte l’impegno gioioso di aiutarli ad apprendere la lingua italiana, creando con loro un legame intenso di amicizia e di paternità spirituale.
Uomo gioioso, poche volte l’ho visto col volto triste, sempre con l’animo allegro e sorridente, direi ancora di fanciullo. Un esempio: godeva andare sul telefonino per rivedere il video che gli avevano fatto, quando durante il grest con i ragazzi cantava la “vecchia fattoria”, ed è ancora sul web.
Prete appassionato del Vangelo che ha annunciato sempre con slancio, con le sue omelie talvolta lunghe, perché desideroso che i suoi ascoltatori conoscessero e seguissero Gesù ed il Vangelo. E alla scuola del Vangelo ha imparato e vissuto una sobrietà di vita, dove la semplicità e la carità lo accompagnavano. Ogni anno andava, con la sua borsetta, in alcuni luoghi a portare la carità, frutto dei suoi risparmi. E questo nasceva anche da una preghiera fedele all’Ufficio divino e al Rosario e dal suo incontro personale con il Signore. Ogni anno andava in pellegrinaggio a trovare la beata Vergine del Pilastrello a Lendinara, quale omaggio a Maria, ricordando la sua mamma deceduta dopo pochi mesi la sua ordinazione sacerdotale e di cui conservava un caro ricordo.
Prete appassionato della sua gente e delle persone. Era nel suo stile andare per le famiglie, portare la benedizione di Dio, salutare, trovare gli ammalati, incontrare e dire una buona parola o dare un consiglio, manifestare la sua vicinanza e poi portare le persone nel cuore con la preghiera, affidandole al Signore della vita. Era bello vedere don Elio partire a piedi o in bicicletta con il cappellino da pescatore e sapevi che andava a trovare un ammalato, a confessare, a portare l’Eucaristia. Aveva il suo quadernetto con il nome delle persone anziane o ammalate che aveva visitato. Non si sentiva mai stanco nell’andare a portare Gesù. E con altrettanta fedeltà era presente nel confessionale, per donare la misericordia di Dio.
Ultimamente ha seguito gli anziani della casa di riposo di Bovolone con fedeltà e con assiduità tanto che lo hanno chiamato “angelo degli anziani”.
Nel suo ministero, ha accompagnato anche i primi passi dell’associazione “Arca di Nazareth”, divenendone poi l’assistente ecclesiastico.
E seguiva con passione e speranza il cammino ecclesiale perché i fratelli Corrà di Isola della Scala ma nativi di Salizzole, e martiri nei campi di concentramento, potessero diventare beati.
Sempre ha mantenuto stretti i legami con i suoi familiari, con cui godeva ritrovarsi ogni tanto. Ci ricordava spesso della sorella suor Elda, della cognata Carla, dei nipoti Mariarosa con Nicola, Davide e dei pronipoti Chiara, Valentina e parenti. Momenti belli di famiglia, di ricordi che sempre poi portava nel cuore. Anche questo segno di grande umanità e senso di famiglia.
Ora, che per Lui è giunta la fine dei giorni terreni, lo pensiamo in cielo con i suoi cari che l’hanno preceduto e le tante persone che ha accompagnato alla presenza di Dio.
Grazie don Elio, per tutto il bene che hai avuto, che hai donato a noi e a quanti hai incontrato, alla Chiesa di Verona e alla Chiesa universale. Ora godi dell’amore e dell’abbraccio di Dio Padre e della ricompensa che Lui dona ai suoi servi fedeli. Amen

Don Giorgio Marchesi

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