Pieve di San Giovanni in Campagna

Non tutti sono a conoscenza di quante e belle chiese siano presenti nel territorio del nostro paese. Piccoli gioielli che gli esperti in materia e gli appassionati d’arte e architettura, oltre ad invidiarci, hanno dedicato studi e ricerche che ci consentono di apprezzare il patrimonio storico e artistico di Bovolone.

La più antica chiesa del paese, che risale al lontano Medioevo, e precisamente intorno al 1000-1100, è l’antica Pieve di San Giovanni in Campagna, oggi meta prediletta di giovani coppie che scelgono un matrimonio dall’atmosfera campestre.

Nessuna notizia certa è stata finora trovata sulle origini del piccolo complesso monumentale situato in mezzo al verde in contrada Campagne, né è  noto chi ne siano stati i fondatori: gli studiosi assicurano però che si tratta di un monastero benedettino dedicato al santo precursore di Cristo Giovanni Battista sotto il titolo di Decollato.

Dell’antico complesso, formato da un monastero con celle ed una spaziosa basilica a tre navate con absidi semicircolari, oggi non è rimasto pressochè nulla, poiché lungo i secoli parte di essi sono andati completamente distrutti e parte trasformati in fattoria agricola. La prima notizia certa dell’esistenza di questi edifici risale al 1454, quando l’allora Vescovo di Verona Ermolao Barbaro ordinò, dopo averla visitata, che la basilica dell’antico monastero venisse “coperta, riparata e chiusa la porta di essa con chiave”. Nel 1525 il monastero e la basilica furono assegnati, per volere pontificio, ai Frati Minori Francescani che vi risiedettero per oltre un secolo; a loro si deve non solo il parziale restauro dell’antico monastero e della basilica, ma anche l’abbellimento dell’oratorio, divenuto poi meta di pellegrinaggi e luogo di coronamento del sogno d’amore di tanti giovani fidanzati.

Dai primi decenni del 1600 il complesso passò nelle mani del clero secolare: da allora non esistono più notizie sulla presenza dei Padri Francescani in quel luogo, né si conoscono i motivi che li indussero ad abbandonare quel monastero. Il monastero venne quindi ridotto ad abitazione, mentre nella basilica si continuarono a celebrare le sacre funzioni. Gli studi portano a credere che la basilica sia stata sconsacrata al culto verso la fine del 1700. Un nuovo restauro della “Rotonda” si deve all’Arciprete don Tracco (1787). Da allora l’oratorio è sempre rimasto aperto al pubblico, l’Arciprete don Sisto Valle tentò di rimetterlo in efficienza, ma con scarsi risultati.

Risale al 24 giugno 2002 e, grazie all’impegno del parroco Don Graziello Martinelli, la conclusione dell’ultima fase di restauro della pieve di San Giovanni, a seguito di una campagna promossa dalla Soprintendenza Archeologica del Veneto che ne ha riconfermato l’importanza archeologica. Il battistero ottogonale infatti, era unito alla chiesa da un porticato di cui sono state rinvenute le fondamenta e rappresenta un “unicum” per i veronesi che, oltre a testimoniare l’antica funzione battesimale, racchiude alcuni cicli di affreschi ben conservati che rappresentano sette episodi della vita di S. Giovanni Battista.

Per chi volesse informazioni riguardo alla possibilità di celebrare il matromonio alla Pieve di San Giovanni deve rivolgersi in canonica e chiedere di uno dei nostri sacerdoti.